Oggi raccontiamo una storia che da’ fiducia al futuro, una fiducia costruita, oltre che sull’amore per la terra, su un duro lavoro quotidiano. Questo in un segmento produttivo che non è ancora molto sfruttato, ossia quello delle piante officinali. Parliamo dell’imprenditrice agricola Giulia Debiasi, di Civezzano (TN) titolare da un anno l’attività agricola “Naturalmente Selvaticaio”.
Giulia coltiva non piante qualsiasi, frutto di lavorazioni industriali, ma essenze coltivate ciascuna nel proprio habitat ideale, rigorosamente a mano e seccate solo naturalmente, senza nessun supporto tecnico, per mantenere integre le loro proprietà organolettiche. Ed ancora, coltivate naturalmente, senza nessun intervento chimico.
Tutto questo è fatto da una giovane di 30 anni, Giulia che, dopo un diploma tecnico di gestione aziendale, sta completando il primo anno del corso delle 600 ore organizzato per aspiranti imprenditori agricoli dalla Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario di San Michele all’Adige (TN), “un corso – dice la stessa Giulia – che ti aiuta ad aprire la mente sul fronte imprenditoriale“. Lo ha ritenuto necessario, racconta, perché proviene da altri ambiti lavorativi e specificatamente dal settore degli appalti edili.
Il suo ritorno alla terra è una scelta d’amore: “sono nata nella terra e nella terra nella quale sono tornata mi sento felice”. La presentazione della sua realtà, viene fatta con vena poetica, illustrandone le caratteristiche, come quando parla ad esempio della semina del mais: “Le antiche qualità di mais cadono dalle mani nei solchi dei campi a primavera … semi che auto-produciamo, conservando come un tesoro le pannocchie dell’anno precedente”. Il raccolto si fa a novembre, a mano, durante l’estate di San Martino e le pannocchie essiccate appese, accarezzate dal vento fino a marzo, mese in cui per tradizione si procede alla spannocchiatura, con un antico macchinario manuale e alla molitura integrale che avviene solo nei mesi freddi. La farina ottenuta è di qualità eccezionale ed è ben presto assorbita dalle richieste dei tanti clienti-consumatori, tanto che quest’anno la superficie produttiva sarà ampliata: la farina è già venduta ancora prima della semina del mais.
L’attività principale è però la coltivazione delle piante officinali: su sei mila metri quadrati frammentati a diverse altitudini, per riservare ad ogni specie il posto ideale. Si tratta di erbe da infusione per tisane da bere sia calde d’inverno che fresche d’estate. Le specie? Fiori eduli di calendula e fiordaliso, usati per decorare i piatti e da usare anche in cottura di zuppe, risotti, dolci, polenta, insalate, antipasti, primi e secondi e altro, prodotto vegano e senza glutine, salvia, timo, rosmarino e altre. Per i palati più esigenti e per le persone più fantasiose – afferma Giulia – abbiamo confezionato le nostre erbe singolarmente perché ognuno possa ricercare il proprio gusto personale.
Per l’aromatizzazione della grappa Giulia ha preparato delle essenze di piante in confezioni già pronte per l’uso. Riscoprendo una vecchia tradizione di montagna produce un ottimo sciroppo di pino mugo infuso nello zucchero, da usare sia sciolto in bevande calde che con l’aggiunta alla base dell’impasto della pasta fatta in casa, ma anche su gelati, dessert e dolci.
Ma ha riscoperto anche le “zirele”, ossia caramelle di zucchero tipiche trentine che rievocano gustosi ricordi. Per non parlare delle serie di prodotti per la cosmetica naturale e per la salute dei piedi. La commercializzazione è tutta “a km 0”, soprattutto ai mercati a filiera corta, anche promossi da Coldiretti. Il suo mercato si è ormai esteso a tutto il Triveneto e la domanda aumenta perché viene riconosciuta l’eccezionale qualità degli aromi e delle erbe aziendali.
Nel suo progetto, grazie anche al premio d’insediamento, c’è il desiderio di ammodernare ed ampliare il proprio punto vendita aziendale. “Mi considero una coltivatrice di sogni – conclude -, perché voglio far capire alla gente che il nostro ritmo di lavoro deve essere tale da riprenderci il tempo per noi stessi, apprezzando i profumi, gli aromi, i sapori di una volta”.
Thomas Smith
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